Lezioni per uscire dal dolore usando la rabbia: la storia

Lezioni per uscire dal dolore usando la rabbia: la storia

La rabbia brucia dentro, chi la prova e fuori, chi ne condivide lo spazio. La rabbia ci coglie all'improvviso con conseguenze spiacevoli anche quando pensiamo di sfruttarla per ottenere una forza a cui ci sembra non potremmo accedere diversamente. Quante volte durante una separazione o un qualsiasi conflitto ci si attacca a 'dettagli' solo per accendere a questo fuoco?

Come trasformare la nostra rabbia in una preziosa alleata?

Esiste una rabbia buona? Esiste una rabbia che può avere un utilità. La nostra rabbia può diventare una preziosa alleata a patto che si scopra come agire ed entrare in relazione con lei. Il primo passo è quello di acquisire un nuovo sguardo e raccoglie gli strumenti a noi necessari. Iniziamo recuperando una antica storia di trasformazione e cura della rabbia.

Ripartiamo dalla favola 'L'Orso della Luna crescente' e rileggiamo gli antichi insegnamenti conservati in questa storia di cura e trasformazione conosciuta in tutto il mondo. Questa versione, in particolare, è la versione giapponese ma sappiamo dell'esistenza di altre storie a custodia di questi insegnamenti in cui cambia la fiera ma non cambiano gli insegnamenti.

 

Perché occuparci della nostra rabbia?

La rabbia ha profondi effetti psicofisici su tutta la nostra persona: digeriamo male, momenti di stitichezza e di 'urgenza' si alternano, il sonno non è ristoratore, siamo accelerat∂/iperattiv∂ ed all'improvviso esausti, il morale si abbatte facilmente, i muscoli dolgono anche senza motivo apparente, la vista è affaticata, le unghie si indeboliscono, e anche altro. Soprattutto, la rabbia condiziona la nostra capacità di rispondere agli eventi della vita. La nostra capacità di rispondere agi eventi è condizionata prima di tutto dagli effetti che la rabbia ha sul nostro fisico e quindi dalla visione offuscata degli eventi che ne consegue.

 

Da dove origina la rabbia?

A dispetto dei modi aggressivi che la collera genera, la rabbia origina sempre da un dolore. Essendo l'origine della collera un dolore, conscio o inconscio, antico o recente, avere cura della nostra collera porta sollievo e guarigione a dolori, antichi e recenti, riscrivendo letteralmente il nostro passato a vantaggio di un migliore futuro. Trasformare la rabbia portando cura ai dolori che l'hanno generata non solo porta sollievo, fisico e metafisico, ma consente di ritrovare la fiducia in noi stess∂, in altr∂, e nella Vita stessa.

 

Cosa accade quando la rabbia prende il sopravvento?

Quando non ci è chiara la sorgente della nostra rabbia, quando ci sfugge il dolore che l'ha partorita ci allontaniamo, nostro malgrado, dalla possibilità di superare il trauma ed il conflitto da cui il dolore è arrivato sottoponendo il nostro fisico agli effetti di un fuoco incessante, con conseguenze sulla digestione, sul cuore e il sistema circolatorio, sulla nostra capacità di concentrazione e creazione, sulla nostre disponibilità di forza, sul nostro sistema immunitario e molto altro.

La nostra espressione cambia, il nostro colorito cambia, e tutte le nostre strutture si predispongono ad una azione, sia che questa si concluda con un attacco verso l'esterno sia che questa si articoli in misure destinate al suo contenimento (con manifestazioni solo interne). Il nostro fegato e la nostra cistifellea rispondono immediatamente alle nostre esperienze di rabbia. Ma da dove arriva la rabbia? Cosa la genera e in cosa può essere trasformata, che non sia dannoso per la nostra persona?

 

Esistono parole che possono aiutare a rendere la rabbia una nostra alleata?

Anticamente, gli insegnamenti venivano raccolti, custoditi e somministrati attraverso le storie. Il ruolo stesso delle favole era di rendere accessibili importanti insegnamenti offrendone una versione accessibile all∂ student∂, coerentemente con le sue necessità e strumenti, nell'arco delle diverse stagioni della sua vita.

Per questo, nelle favole più antiche è possibile riconoscere molteplici livelli di lettura e quindi di insegnamento. E sempre per questo, la stessa storia poteva essere richiamata in diversi momenti di passaggio/iniziazione. Sfortunatamente, oggi anche le favole sono state epurate, nel malsano tentativo di 'proteggere' dalle 'durezze' della vita producendo una duplice perdita: la perdita dell'informazione organizzata che aveva dato vita alla storia/favola e quella della possibilità di presentare ai più piccoli le sfide della vita stessa in maniera protetta. Ecco perché oggi, il mio primo contributo alla trasformazione della rabbia in una preziosa alleata, sarà l'offerta di una storia. Come nelle migliori scuole antiche la prima medicina sarà la parola.

 

Piante alleate ed altre Medicine per superare i dolori che accendono la rabbia

 

Poiché la rabbia ha effetti su tutto l'organismo ed in particolare su fegato e cistifellea, cuore e circolazione, tutte le piante che supportano questi organi sono nostre alleate. Ma quando, quali e come usarle? Intanto, è importante definire se si sta lavorando su una circostanza presente o passata e se ci sono farmaci o terapie già in atto che potrebbero interferire negativamente.

 

Altre Medicine e la pratica de Los Descansos

La pratica de Los Descansos è una antica, già ben descritta dalla terapeuta Clarissa P. Estès. Beneficia del supporto delle Piante e può supportare a sua volta l'azione delle piante in un programma di intervento sui traumi e le perdite. Quali perdite? Tutte, in particolare quelle generate dalle numerose situazioni della vita in cui abbiamo smarrito i nostri sogni, le speranze, in cui abbiamo rinunciato a prendere una direzione che avrebbe potuto cambiare le sorti della nostra vita, o in cui abbiamo preso quella direzione ma non siamo state capaci di mantenerla e l'abbiamo abbandonata, generando dolorose conseguenze.

Lavorare con il dolore e con la collera è sempre possibile. Chiede azione ma non è banale, per questo è meglio non farlo da soli/e ma con la guida di persone di esperienza e magari anche con buone compagne di viaggio.

Per questo motivo sono nati gli appuntamenti di Corsi e Percorsi con le Piante dedicati a 'Per-donar-si, con l'aiuto delle Piante'. Scopri come usare la tua creatività e le Piante medicinali per riscrivere il tuo passato e seminare il tuo prossimo futuro.

 

La storia: 'L'Orso della Luna crescente' (Giappone)

 

C'era una volta una giovane che viveva in un profumato bosco di pini. Il marito era lontano, a combattere una lunga guerra. Quando finalmente fu congedato, tornò a casa, ma si rifiutò di entrarvi perché si era abituato a dormire sulle pietre. Stava giorno e notte per conto suo, nel bosco.
La giovane moglie era tanto eccitata quando le dissero che finalmente il marito sarebbe ritornato a casa, che prese a comprare cibi e a cucinare piatti e piatti e ciotole e ciotole di giuncata di soia, e tre tipi di pesce e tre tipi di alghe, e riso cosparso di pepe rosso, e dei bei gamberi, grossi e color arancio.
Sorridendo timidamente, portò i cibi nel bosco e s'inginocchiò accanto al marito tanto stanco della guerra, e gli offrì le stupende pietanze che aveva preparato. Ma lui saltò in piedi e diede un calcio ai vassoi, sicché la giuncata si sparse per terra, il pesce volò per aria, le alghe e il riso si sparpagliarono ovunque, e i grossi gamberi arancioni rotolarono lungo il sentiero.
"Lasciami stare!" urlò, e le voltò le spalle. Era tanto in collera che lei ne ebbe quasi paura. Alla fine, disperata, riuscì a raggiungere la caverna della guaritrice che viveva lontano dal villaggio
"Mio marito è tornato gravemente turbato dalla guerra" disse la moglie. "S'infuria continuamente e non mangia nulla. Vuole restare all'aperto, non vuole più vivere con me come un tempo. Puoi darmi una pozione per renderlo di nuovo gentile e affettuoso?"
La guaritrice la rassicurò:"Posso fare questo per te, ma mi occorre uno speciale ingrediente. Purtroppo ho esaurito i peli dell'orso della luna crescente.

 

Devi dunque arrampicarti su per la montagna, trovare l'orso nero e portarmi un pelo della luna crescente che ha sulla gola. Allora potrò darti quel che ti occorre, e la vita tornerà a essere bella".
Molte donne si sarebbero scoraggiate, avrebbero ritenuto impossibile quell'impresa. Ma lei no, perché era una donna che amava. "Oh, ti sono così grata!" disse. "E' così bello sapere che si può fare qualcosa".
Si preparò dunque al viaggio, e la mattina dopo prese a salire su per la montagna. E intanto cantava "Arigato zaisho", che è un modo per salutare la montagna e dirle "grazie di lasciarmi salire sul tuo corpo".
Salì sulle colline dove i massi erano come grosse pagnotte di pane. Raggiunse un altipiano ricoperto da un bosco. Gli alberi avevano lunghi rami drappeggiati e foglie che parevano stelle. "Arigato zaisho" cantava. Era un modo per ringraziare gli alberi che sollevavano le chiome per lasciarla passare. Così riuscì ad attraversare il bosco e riprese a salire. Ora era più faticoso. La montagna aveva fiori spinosi che si impigliavano all'orlo del kimono, e rocce che le sbucciavano le piccole mani. Strani uccelli neri le volavano incontro nel crepuscolo e la spaventarono. Sapeva che erano muen-botoke, spiriti dei morti che non avevano parenti, e per loro intonò preghiere: "Vi sarò parente. Farò in modo che possiate riposare".
Salì ancora, perché era una donna che amava. Salì finchè vide la neve sulla cima della montagna. I piedi si bagnarono e diventarono freddi, ma lei continuò a salire, perché era una donna che amava. Si scatenò una tempesta, e i fiocchi di neve le entravano negli occhi e nelle orecchie. Accecata, continuava a salire. E quando smise di nevicare la donna cantò: "Arigato zaisho", per ringraziare i venti che non l'accecavano più.
Si rifugiò in una piccola caverna, così piccola che ci stava dentro a malapena. Aveva del cibo per sé, ma non mangiò; si ricoprì di foglie e dormì. La mattina l'aria era tranquilla e tra la neve si scorgevano persino delle pianticelle verdi. "Ecco" pensò "è arrivato il momento di trovare l'orso della luna crescente".
Cercò tutto il giorno e all'imbrunire trovò delle grosse cataste di legna e non ebbe più bisogno di cercare, perché un gigantesco orso nero camminava pesantemente sulla neve, lasciandosi dietro profonde orme. L'orso della luna crescente ringhiò ferocemente ed entrò nella sua tana. La donna frugò nel suo fagotto e mise il cibo che aveva portato in una ciotola. L'appoggiò sulla soglia della tana e tornò a nascondersi nel suo rifugio. L'orso sentì l'odore del cibo e uscì barcollando dalla sua tana, ringhiando così forte da far rotolare delle pietre. L'orso girò un po' di volte attorno al cibo, sentì il vento e inghiottì il cibo in un sol boccone. Poi sparì nella sua tana.
La sera dopo la donna fece la stessa cosa, ma dopo aver depositato la ciotola non tornò nel suo rifugio ma si fermò a mezza strada. L'orso sentì l'odore del cibo, uscì dalla tana, ringhiò da scrollare le stelle dei cieli, girò attorno, molto cautamente sentì l'aria, ma alla fine inghiottì il cibo e tornò nella sua tana. La cosa continuò per parecchie notti finché in una scura notte blu la donna sentì di avere abbastanza coraggio da aspettare vicino alla tana dell'orso.
Mise il cibo nella ciotola sulla soglia della tana e lì rimase in piedi, in attesa. Quando l'orso sentì l'odore del cibo e uscì, vide anche un piccolo paio di piedi umani. L'orso alzò il capo e ringhiò tanto forte da farle rumoreggiare le ossa. La donna tremava, ma restò al suo posto. L'orso si ripiegò sulle zampe posteriori, spalancò le fauci e ringhiò tanto che la donna potè vedere il palato rosso e marrone della bocca. Ma non si diede alla fuga. L'orso ringhiò più forte e allungò le zampe come per afferrarla, con i dieci artigli che pendevano come dieci lunghi coltelli sulla sua testa. La donna tremava come una foglia al vento, ma rimase ferma dov'era.
"Per favore caro orso" implorò "per favore, ho fatto tutta questa strada perché ho bisogno di una cura per mio marito". L'orso lasciò ricadere a terra le zampe sollevando una nuvola di neve, e osservò la faccia terrorizzata della donna. Per un attimo alla donna parve di poter vedere intere catene montuose, vallate, fiumi e villaggi riflessi nei vecchi occhi dell'orso. Provò una gran pace, e smise di tremare.
"Ti prego caro orso, ti ho nutrito per tante notti, potrei avere un pelo della luna crescente che hai sulla gola?". L'orso rifletteva e pensava: questa piccola donna sarebbe un buon cibo. Ma improvvisamente provò per lei tanta pietà. "E' vero" disse l'orso della luna crescente, "sei stata buona con me. Puoi prendere un mio pelo. Ma fai in fretta e tornatene a casa".
L'orso sollevò il muso perché potesse vedere la bianca luna crescente sulla gola, e la donna vide anche il suo cuore pulsare forte. La donna poggiò una mano sul collo dell'orso, e con l'altra prese un lucente pelo bianco, e in fretta lo strappò. L'orso indietreggiò e urlo come fosse stato ferito. Poi il dolore si trasformò in stizza.
"Oh grazie mille orso della luna crescente." La donna si piegò in mille inchini, ma l'orso grugnì e fece un passo avanti. Urlò parole che lei non poteva comprendere e che pure aveva sempre saputo. La donna si volse e volò giù dalla montagna. Corse sotto gli alberi con le foglie a stella. E sempre andava intonando: "Arigato zaisho", per ringraziare gli alberi che sollevando i rami la lasciavano passare. Inciampò sui massi che parevano grosse pagnotte di pane urlando: "Arigati zaisho", per ringraziare la montagna che l'aveva fatta salire sul suo corpo.
Sebbene avesse gli abiti ridotti a brandelli, i capelli spettinati e la faccia sporca, corse giù per gli scalini di pietra che portavano al villaggio e raggiunse la capanna dove la guaritrice sedeva a curare il fuoco. "Guarda, l'ho trovato, il pelo dell'orso della luna crescente!" urlava la giovane donna.
"Bene" disse la guaritrice con un sorriso. Prese il pelo bianco e lo guardò alla luce. "Sì, è un autentico pelo dell'orso della luna crescente". Poi d'improvviso si volse e gettò il pelo nel fuoco, dove scoppiettò e bruciò in una bella fiamma arancione.
"No" urlò la donna "cosa hai fatto?"
"Calmati, va bene così, è tutto a posto", disse la guaritrice. "Ti ricordi tutto quello che hai fatto per scalare la montagna? Ricordi tutto quello che hai fatto per conquistare la fiducia dell'orso? Ricordi quello che hai visto, quello che hai udito?".
"Sì" rispose la donna, "lo ricordo benissimo".
La vecchia guaritrice le sorrise dolcemente e disse: "Ora, figlia mia, torna a casa con tutte queste nuove conoscenze, e comportati nello stesso modo con tuo marito".

 

N.B.

Nella storia il marito ritornato dalla guerra rappresenta da un lato una parte della donna stessa, quella parte di lei che ritorna dai conflitti della sua stessa vita e dall'altro un esempio di relazione legata alla rabbia per amore.

La donna apprende che la prima cosa da fare è rivolgersi ad una curatrice, La curatrice che è in ognuna di noi, perché lei conosce tutte le buone ragioni per cui vale la pena non arrendersi e curare quella rabbia.

La donna sale la montagna, ne affronta tutte le sfide sino al confronto con l'orso. Lo fa solo in virtù del suo grande amore, amore che è necessario avere verso noi stesse o verso qualcun'altra se vogliamo andare avanti.

Dopo avere conquistato con fatica ed estremo coraggio il pelo dell'orso ed averlo portato alla Curatrice, questa lo butta nel fuoco, perché non può essere un'idea a curare la rabbia o il dolore, ma è quanto abbiamo appreso nel viaggio per accedere a quella stessa idea. Tutti gli strumenti devo essere messi in pratica e per questo la Medicina della Curatrice è 'mettere in pratica tutto quello che la donna ha appreso per ottenere il pelo dell'orso.'

Questo è il motivo per cui non possiamo aiutare nessuno per la rabbia, se prima non abbiamo incontrato e curato la nostra. La strada deve essere stata compiuta almeno una volta per poter essere ripercorsa con altri o in solitudine.